Rinaldi (ABI): sfruttare riforma incentivi per semplificare garanzie e finanziamenti
Secondo il responsabile Credito e Sviluppo dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI), la riforma degli incentivi alle imprese dovrebbe essere l'occasione per una semplificazione volta a ridurre il numero delle piattaforme utilizzate per la concessione delle varie forme di agevolazione. Fondo garanzia PMI, Nuova Sabatini e Fondo Rotativo Imprese sono i primi esempi da cui partire.
Recovery: via libera alla riforma degli incentivi alle imprese
In audizione sulle linee programmatiche del suo mandato, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha assicurato che il MIMIT sta proseguendo il lavoro sulla riforma degli incentivi alle imprese, che dovrebbe interessare – tra le altre agevolazioni – gli Ipcei, i contratti di sviluppo e i crediti d'imposta 4.0. La revisione degli incentivi alle imprese, in particolare al Sud, è però anche una delle riforme abilitanti del PNRR, per ora ferma al primo step, il via libera al disegno di legge delega in Consiglio dei Ministri, risalente ormai a maggio.
A indicare una possibile direzione per il percorso attuativo è stato il responsabile Credito e Sviluppo dell'ABI, Raffaele Rinaldi, in occasione del webinar “Fondi strutturali 2021-2027 e PNRR”, promosso da FeBAF, FASI e ANFIR (Associazione nazionale finanziarie regionali).
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Il riordino delle agevolazioni del MIMIT e la riforma degli incentivi nel PNRR
Formalmente completata, con l'approvazione in CdM e la presentazione del ddl alle Camere, la riforma PNRR relativa alla semplificazione delle norme in materia di investimenti e interventi nel Mezzogiorno, tra l'altro già prevista dal DEF 2021 come collegato alla legge di Bilancio 2022, è in realtà ancora tutta da compiere. Il Parlamento non ha infatti ancora approvato la legge delega, cui dovrebbero poi seguire i decreti legislativi che gli daranno attuazione.
Al Mimit, però, i lavori sono in corso sulla di base di un processo di riordino delle agevolazioni avviato già dal 2021 che – nelle intenzioni dell'ex titolare del MISE Giorgetti – doveva portare a un'impostazione basata su due macro tipologie di sostegno pubblico: da una parte bonus e ristori, dall'altra gli incentivi agli investimenti.
Il nuovo ministro Adolfo Urso ha assicurato che il lavoro va avanti, senza soffermarsi su un'eventuale continuità con lo schema progettato dal suo precedecessore. Sicuramente, da quanto ha anticipato, nel riordino rientreranno gli Ipcei (Importanti progetti di interesse comune), i contratti di sviluppo e soprattutto gli incentivi 4.0. Incentivi il cui futuro immediato è appeso agli emendamenti alla legge di Bilancio 2023, ma che dovrebbero essere oggetto di un ulteriore restyling a inizio 2023. All'ipotesi più volte ventilata nei mesi scorsi di un allargamento agli investimenti in materia di efficienza energetica ed economia circolare, si aggiunge infatti la necessità di stimolare gli investimenti immateriali delle imprese italiane, finora più propense ad utilizzare i tax credit per il rinnovo dei macchinari. Il processo di revisione – ha anticipato Urso, in un messaggio inviato ad Anitec-Assinform il 29 novembre durante l'evento Digitale per crescere – dovrebbe passare per un confronto con il mondo produttivo da avviare all'inizio del 2023.
La partita, però, è ben più ampia dei soli incentivi 4.0. Basti pensare che nel 2020 l'universo della finanza agevolata contava 1.466 incentivi, ora ulteriormente cresciuti tra ristori Covid e bonus contro il caro bollette. Usare le agevolazioni più note e rodate come riferimento per altri incentivi analoghi potrebbe essere la via da seguire per contrastare la frammentazione e ridurre l'eccesso di complessità che scoraggia anche la partecipazione delle imprese ai bandi.
Rinaldi: usare Fondo Garanzia PMI, Nuova Sabatini e FRI come modelli
A indicare questa strada è stato nei giorni scorsi Raffaele Rinaldi, ricordando che le riforme abilitanti del PNRR incidono anche sulla capacità di spesa e sull'efficacia dei fondi strutturali europei, a cominciare dalla revisione delle norme sugli incentivi nel Mezzogiorno e dalla riforma del codice dei contratti pubblici, che venerdì ha ottenuto il via libera in Consiglio dei Ministri.
L'idea sarebbe quella di lavorare a una razionalizzazione delle piattaforme nazionali di erogazione degli incentivi, secondo modalità standardizzate, semplici e trasparenti. Ad esempio, ha spiegato il responsabile Credito e Sviluppo dell'ABI, abbiamo già una piattaforma sulle garanzie per l'accesso al credito cui si potrebbe fare riferimento: il Fondo di Garanzia PMI. Ulteriori garanzie nazionali e regionali si potrebbero gestire al suo interno oppure attraverso altri strumenti, ma basandosi sullo stesso schema operativo.
Analogamente, altre piattaforme si possono pensare per altre tipologie di strumenti, ad esempio per i contributi in conto interessi c'è la legge Nuova Sabatini, che altri soggetti erogatori della stessa tipologia di agevolazione potrebbero applicare come schema. Per i finanziamenti agevolati non c'è uno schema unico, ma il FRI, il Fondo Rotativo Imprese gestito da CDP, potrebbe essere un modello di riferimento, con le necessarie semplificazioni, anche declinandolo a livello regionale. Fa scuola l'esempio del FRI Regione Campania.
Tutte queste opzioni, ha sottolineato Rinaldi, potrebbero essere prese in considerazione dalle regioni anche nei Programmi operativi dei fondi 2021-27. In questo modo si potrebbe assicurare una progettazione più veloce degli strumenti e una messa a terra più rapida delle risorse destinate alle imprese.
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