Space Economy e Green Transition: i fondi e le opportunità disponibili
Il cambiamento climatico impone alle aziende investimenti importanti in attività in grado di ridurre la loro impronta ambientale. Per guidare la transizione green riducendo i costi entrano in gioco i dati spaziali, sempre più decisivi per orientare le scelte strategiche e di investimento delle imprese. Lo sa bene Bruxelles, che punta sul sostegno alla Space Economy applicata alla sostenibilità anche attraverso una serie di bandi.
Quali opportunità per le imprese nel settore della Space Economy? Intervista a Marina Scatena, presidente AIPAS
Le applicazioni pratiche dei dati spaziali alla green transition sono moltissime e riguardano un gran numero di settori.
Si pensi all’energia rinnovabile. Scegliere dove posizionare un impianto solare o fotovoltaico non è semplice e comporta la conoscenza di una serie di variabili spesso decisive: quali sono le caratteristiche dell’area prescelta, quant’è l’irraggiamento solare in determinati orari, qual è la velocità del vento o in che dirzione tira, tanto per dirne alcuni.
I dati spaziali servono appunto a facilitare il compito di chi deve prendere una decisione del genere. Copernicus, ad esempio, usa le informazioni raccolte dai satelliti per produrre modelli di irradiazione globale che possono aiutare in modo importante nel decidere dove è meglio installare i pannelli solari.
Ma il ruolo dei dati spaziali non si ferma qui. Facciamo sempre il caso degli impianti alimentati da energia rinnovabile: una volta installati i pannelli solari o le turbine eoliche dovranno funzionare correttamente e dovranno essere sottoposti a manutenzione. Ed ecco che tornano in ballo i dati provenienti dallo spazio.
I servizi di posizionamento offerti dai programmi europei Galileo ed EGNOS, uniti agli ultimi sviluppi nella navigazione assistita da computer vision, permettono ad esempio di usare i droni per ispezionare gli impianti rinnovabili in modo efficiente, efficace e sicuro.
Le rinnovabili sono solo uno dei tanti settori in cui l’impiego dei dati satellitari e spaziali può rappresentare un vero e proprio game-changer per le aziende, come illustrato nell'EU Space for Green Transformation - il report realizzato dall’Agenzia Spaziale Europea.
L’applicazione forse più nota dei dati spaziali riguarda le informazioni sul climate change. L'ultimo report realizzato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico (UNOOSA) e dall’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale (EUSPA) ha messo nero su bianco un dato molto allarmante: entro il 2037 si prevede che la popolazione mondiale raggiungerà l'enorme cifra di 9 miliardi di persone.
I dati satellitari servono insomma a sentire il polso del pianeta e il loro impiego permette anche di affrontare le principali sfide legate alla sostenibilità, adottando soluzioni che potrebbero combattere o almeno mitigare le conseguenze drammatiche del cambiamento climatico.
Spazio e transizione green: i bandi europei
Bruxelles è ben consapevole del ruolo fondamentale che i dati spaziali possono svolgere per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione che si è data per i prossimi anni. Non a caso, oltre a una serie di programmi di sostegno dedicati alla Space Economy, la Commissione europea prevede una serie di bandi dedicati a progetti all’avanguardia per impiegare i dati spaziali nella green transition.
Nell’ambito del programma Horizon Europe, ad esempio, si aprirà in autunno un avviso dedicato a migliorare la gestione delle emissioni di metano naturale e antropogenico grazie allo sfruttamento avanzato dei dati provenienti dall’osservazione terrestre.
Si tratta di un topic attivato nell’ambito della call "Climate sciences and responses" del Cluster 5 di Horizon Europe e che prevede un contributo fino al 100% delle spese. I progetti potranno essere presentati a partire dal 12 settembre 2023.
Per saperne di più consulta la scheda sintetica del topic
Gran parte dei bandi dedicata alla Space Economy sono racchiusi nel Cluster 4 del programma Horizon Europe. La Destination 5, in particolare, mira a:
- supportare lo sviluppo di tecnologie, infrastrutture e servizi in sinergia con il programma spaziale europeo,
- promuovere le iniziative dell’UE per il posizionamento, la navigazione satellitare e l’osservazione della Terra, attraverso sistemi come Egnos, Galileo e Copernicus,
- sostenere il programma Cassini a supporto delle imprese spaziali.
In questa cornice, infatti, si aprirà il prossimo 21 novembre la call per rafforzare l'autonomia strategica europea, attraverso il potenziamento di infrastrutture, servizi, applicazioni e dati legati all'ambito della ricerca spaziale.
Uno dei quattro topic di questa iniziativa, ad esempio, è dedicata al tema 'Copernicus for Land and Water'. L’obiettivo è quello di rispondere, coerentemente con quanto previsto dal Green Deal europeo, alle esigenze che emergono dal monitoraggio degli oceani, della vegetazione e dell’atmosfera. Le proposte possono essere presentate da un’ampia platea di soggetti, dalle imprese ai ricercatori, per attività che dovrebbero raggiungere un livello di maturità tecnologica (TRL) compreso tra 5 e 6 alla fine del progetto.
Per saperne di più consulta la scheda sintetica del topic
Guardando alle attività di ricerca e innovazione, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta elaborando i feedback, ricevuti lo scorso febbraio, da parte della comunità scientifica e industriale internazionale a proposito del progetto Solaris dedicato al sistema Space based solar power.
Attraverso la manifestazione d’interesse, l’ESA ha compiuto un primo passo per l'attuazione di potenziali attività di ricerca riguardanti gli aspetti ambientali e socioeconomici relativi all'uso dell'energia solare spaziale per il fabbisogno energetico terrestre.
Il piano di ricerca servirà a rispondere, entro la metà del 2025, alle principali criticità del sistema, individuate da precedenti studi internazionali sul Solar Based Space Power (SBSP), come ad esempio l'uso dell'energia a radiofrequenza che irradia nell'ambiente terrestre.
La challenge EIC Pathfinder per l’energia solare in orbita
Si attiva il 20 giugno un’iniziativa che va a integrare gli sforzi dell’ESA sul programma Solaris. Si tratta del progetto "In-space solar energy harvesting for innovative space applications", una delle cinque 'Challenges' nel quadro dell’EIC Pathfinder, lo strumento che supporta la ricerca collaborativa e l'innovazione da parte di consorzi o singole entità legali, come università, organismi di ricerca, PMI, startup e persone fisiche.
Questa sfida intende supportare lo sviluppo di progetti scalabili per la raccolta e lo stoccaggio dell’energia solare in orbita, di nuovi strumenti di trasmissione efficiente della risorsa a lunghe distanze e di soluzioni innovative per la propulsione ‘green’ nell’ambito della mobilità spaziale.
L'idea visionaria che si vuole realizzare tramite la challenge lanciata dall’EIC Pathfinder è trovare un modo per raccogliere l'energia solare nello spazio, trasmetterla a vari destinatari nello spazio e utilizzare quell’energia in varie applicazioni spaziali. Un nuovo approccio alla propulsione che si tradurrà in innovazioni rivoluzionarie che potrebbero cambiare il modo in cui si viaggia nello spazio.
Grazie a sistemi di propulsione integrati e green, che utilizzano l'energia trasformata e trasmessa per le manovre orbitali, si potrebbe infatti offrire continuamente energia ai veicoli spaziali in orbita.
L'EIC è appunto alla ricerca di innovazioni nelle aree della raccolta e trasmissione di energia nello spazio e di nuovi meccanismi di propulsione che utilizzino tale energia raccolta. In particolare, le attività di ricerca e sviluppo che saranno finanziate dalla challenge "In-space solar energy harvesting for innovative space applications" dovranno focalizzarsi su:
- Soluzioni scalabili per raccogliere e conservare l'energia solare efficiente in orbita come ad esempio grandi pannelli fotovoltaici dispiegabili a bordo di veicoli spaziali per raccogliere l'energia solare, dispositivi di trasmissione di energia wireless (WPT), dispositivi di ricezione wireless che si riconvertono in energia utilizzabile o batterie, ecc.) per l'energia solare efficiente in orbita raccolta e conservazione;
- Conversione dell'energia raccolta in una forma adatta alla trasmissione a lunghe distanze nello spazio;
- Trasmissione di potenza wireless efficiente e sicura dell'energia trasformata tra dispositivi di raccolta nello spazio su veicoli spaziali e stazioni di ritraslazione o altri ricevitori finali, comprese soluzioni basate su laser e/o microonde;
- Soluzioni innovative di propulsione verde per la mobilità nello spazio.
Potranno partecipare alla challenge università, organizzazioni di ricerca, PMI e startup, situate negli Stati membri dell'UE o paesi associati.
Lo schema di finanziamento previsto dalla call è 'Research and Innovation Action' (RIA), con un contributo pari al 100% delle spese ammissibili.
Sarà possibile presentare le proposte progettuali entro il 18 ottobre 2023.
Foto di bess.hamiti@gmail.com da Pixabay
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