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L’EIT avvia le prime 3 KIC verso l’indipendenza finanziaria

 

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay Dopo 15 anni nei quali l’operatività delle strutture è stata assicurata direttamente dall’EIT, tre Knowledge Innovation Communities (KIC) dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia sono pronte ad entrare in una nuova fase di vita caratterizzata dalla necessità di assicurare in completa autonomia il proprio bilancio. Un percorso durato tre lustri, che può essere interessante anche per molti di quegli organismi italiani creati dal PNRR che, concluso il Piano dovranno camminare con le proprie gambe.

Come funziona l'Istituto UE innovazione e tecnologia (EIT)?

Pur nella diversità di servizi erogati - molta incubazione, accelerazione e formazione nel caso dell’EIT, e più ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico nel caso degli organismi PNRR - il percorso di tutte queste strutture è infatti lo stesso: rendersi economicamente indipendenti rispetto alle risorse pubbliche (al netto di eventuali bandi a cui partecipare) e finanziarsi mediante la valorizzazione dei propri servizi.

Un obiettivo non facile, che richiede tempo e che nel caso delle prime tre Comunità della conoscenza e dell’innovazione (questo il nome italiano delle KIC) dell’EIT è arrivato dopo 15 anni di percorso.

Adesso si entra in nuova fase, la cui data di inizio è stata segnata dalla sigla del Memorandum di Cooperazione che disciplina la collaborazione che continuerà a persistere tra l’EIT e le tre KIC, regolamentando aspetti come ad esempio l’impiego del brand EIT o le condizioni per un sostegno supplementare da parte dell’EIT per le attività di coordinamento transnazionale tra i centri di co-locazione con un elevato valore aggiunto dell’Unione.

I Memorandum di cooperazione tra l’EIT e le KIC Climate, Digital e InnoEnergy

A spiegare il percorso fin qui intrapreso dalle KIC Climate, Digital e InnoEnergy è stato Stefan Dobrev, Presidente del Consiglio Direttivo dell'EIT. Nel commentare la firma dei Memorandum, infatti, Dobrev ha sottolineato che “le KIC sono dei partenariati per l'innovazione basati sul profondo coinvolgimento del settore privato e pubblico, assicurando che gli interessi di tutti siano allineati per risolvere sfide globali. Ciò culmina nell'indipendenza finanziaria dall'EIT al raggiungimento del quindicesimo anno, un traguardo che non sarebbe possibile senza l'impegno dei nostri partner, la guida indipendente dell'EIT e la spinta degli innovatori e imprenditori in tutta Europa. Avendo altre sei KIC in vari stadi del loro ciclo di vita e una nuova KIC sui settori e gli ecosistemi acquatici, marini e marittimi in preparazione, attendo con ansia di vedere l'impatto che l'EIT e queste tre KIC continueranno a fornire per un'Europa più competitiva e sostenibile”.

A disciplinare il passaggio all'indipendenza finanziaria delle KIC è lo stesso Regolamento istitutivo dell’EIT (nella sua versione rifusa del 2021) che infatti prevede una serie di passaggi che conducono a questa fase. Anzitutto la realizzazione di una valutazione finale dei risultati e delle attività di ciascuna KIC prima della scadenza dell’accordo di partenariato (la forma con cui finora le KIC erano legate all’EIT) che, in caso di esito positivo, conduce appunto al Memorandum di cooperazione con l’EIT

A definire le caratteristiche di tale Memorandum è sempre il Regolamento dell’EIT che, all’articolo 12, elenca gli aspetti di collaborazione che possono essere inseriti nell’accordo. Tra questi figurano ad esempio le condizioni per l’uso del brand EIT e la partecipazione ai premi dell’EIT e ad altre iniziative organizzate da quest’ultimo. Ma anche le condizioni per la partecipazione ad attività di istruzione superiore e di formazione, tra cui l’uso del marchio EIT per i programmi di istruzione e formazione e le relazioni con la comunità degli ex studenti dell’EIT. O ancora le condizioni per un sostegno supplementare da parte dell’EIT per le attività di coordinamento transnazionale tra i centri di co-locazione con un elevato valore aggiunto dell’Unione.

Per quanto concerne le tre KIC che hanno firmato ii Memorandum, come già accennato si tratta dell’EIT Climate-KIC, dell’EIT Digital ed dell’EIT InnoEnergy che, secondo una valutazione indipendente, “hanno fatto da pioniere nel modello di innovazione dell'EIT, raggiungendo il loro quindicesimo anno di operatività in buona salute finanziaria”. 

In particolare, con oltre 300 partner, l’EIT Climate-KIC è diventata una forte partnership pubblico-privata focalizzata sull'innovazione climatica, che "ha contribuito a costruire oltre 2.300 start-up, che hanno generato 1,1 miliardi di euro di investimento, creato 15.000 posti di lavoro a tempo pieno e sviluppato 790 nuovi prodotti”, rendono noto dall’EIT.

Risultati positivi anche per quanto concerne l’EIT Digital che “ha migliorato le competenze di centinaia di migliaia di persone attraverso il suo portafoglio educativo, ha aiutato a creare 275 start-up e ha supportato la crescita di oltre 720 imprese che hanno poi raccolto 660 milioni di euro in investimenti esterni. Ha anche sostenuto attività di 20 centauri (aziende che superano i 100 milioni di dollari in ricavi annui ricorrenti) e ha preso partecipazioni in oltre 200 start-up”, scrivono sempre dell’EIT.

Valutazioni simili riguardano, infine, anche l’EIT InnoEnergy che “è uno dei più grandi investitori nel settore cleantech”. Una struttura che “vanta oltre 200 aziende in portafoglio in aree come stoccaggio di energia, trasporti e rinnovabili, che collettivamente hanno raccolto oltre 4,8 miliardi di euro da fonti pubbliche e private. Più recentemente, EIT InnoEnergy ha attirato oltre 140 milioni di euro di investimenti del settore privato nel KIC, denaro che reinvestirà nel suo mandato pubblico”.

Adesso le tre KIC entrano in una nuova fase di vita, facendo da apripista anzitutto per le altre KIC dell'EIT, di cui una  - quella sulle risorse idriche - ancora in fase di costituzione. Ma il modello che ha portato le prime tre KIC dell’EIT a rendersi economicamente indipendenti potrebbe essere di un qualche interesse anche per quelle strutture create dal PNRR italiano (come i Centri naizonali per la ricerca, i partenrati esteri e i Programmi di ricerca per tecnologie e percorsi innovativi in ambito sanitario e assistenziale) che allo scadere del PNRR nel 2026 dovrebbero iniziare a camminare con le proprie gambe e per i quali la Manovra 2025 ha assicurato coperture per altre due anni. Una boccata d’ossigeno che però non elimina l'obiettivo di autonomia finanziaria posto in capo a tali strutture.

Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

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