Corte conti UE - gli aiuti allo sviluppo siano piu’ trasparenti
La Corte dei conti UE chiede che i finanziamenti europei per l’aiuto allo sviluppo siano incentrati sui risultati. E per quelli attuati tramite ONG chiede maggiore trasparenza.
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In una relazione e un parere, la Corte dei conti UE entra nel merito degli aiuti umanitari e allo sviluppo, invitando Bruxelles a migliorarne alcuni aspetti, anche alla luce delle novità che scatteranno dal 2021.
I finanziamenti dell’UE per l’aiuto allo sviluppo devono essere incentrati sui risultati
Parallelamente, un nuovo parere della Corte dei conti europea incoraggia la Commissione europea di riunire vari programmi di azione esterna in un nuovo strumento di aiuto allo sviluppo dell’UE di vasta portata dovrebbe, secondo le attese, semplificare il quadro normativo, ridurre gli adempimenti burocratici e fornire una risposta più flessibile a sfide e crisi impreviste. Secondo la Corte, tuttavia, ciò non dovrebbe avvenire a scapito della rendicontabilità e l’intero strumento dovrebbe essere incentrato sui risultati.
Lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) diverrà una realtà nel 2021; il finanziamento proposto è di 89,2 miliardi di euro per il prossimo periodo finanziario di sette anni dell’UE.
Tale strumento riunirà nel bilancio UE una dozzina di strumenti e programmi di azione esterna già esistenti. In particolare, assorbirà il maggiore strumento di azione esterna dell’UE, ossia il Fondo europeo di sviluppo (FES), che è attualmente gestito al di fuori del bilancio UE e fornisce aiuti allo sviluppo ai paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico e ai paesi e territori d’oltremare per un ammontare di 30,5 miliardi di euro nel periodo 2014-2020.
L’NDICI comprenderà varie forme di finanziamento come sovvenzioni, sostegno al bilancio, fondi fiduciari, garanzie di bilancio, finanziamenti misti e alleviamento del debito.
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“L’ambiziosa proposta della Commissione per il nuovo strumento per le azioni esterne va nella giusta direzione e riduce lacune e sovrapposizioni”, ha dichiarato Hannu Takkula, il membro della Corte responsabile del parere. “L’integrazione del Fondo europeo di sviluppo nel bilancio UE migliorerà il controllo democratico sugli aiuti dell’Unione allo sviluppo esercitato dal Parlamento europeo, che acquisirà potere legislativo e di bilancio su tale fondo”.
Nel complesso, la proposta consegue gli obiettivi prefissati di portare a una semplificazione e ridurre l’onere amministrativo per le parti interessate, nonché consentire una maggiore flessibilità per gli strumenti di bilancio.
A giudizio della Corte, però, la coerenza degli interventi della Commissione dipenderà dalle disposizioni attuative scelte e dalla gestione e vigilanza da essa assicurate. La Corte invita la Commissione e i legislatori (il Parlamento europeo e il Consiglio) ad applicare l’approccio basato sulle prestazioni (performance-based approach) in maniera uniforme nell’intera proposta per far sì che non sia limitato ai paesi del vicinato.
Inoltre, i documenti di programmazione dovrebbero essere basati sui risultati non solo per i programmi geografici, ma anche per quelli tematici; e i risultati andrebbero sempre monitorati sulla base di principali indicatori di performance che siano misurabili e chiaramente collegati a obiettivi specifici.
Nel regolamento si dovrebbe distinguere in modo chiaro tra la valutazione delle azioni finanziate e la valutazione dello strumento stesso.
La proposta introduce una mitigazione delle norme sull’annualità di bilancio (ossia il principio secondo il quale i fondi devono essere spesi nell’esercizio per il quale sono impegnati), rendendo più agevole riportare i fondi non spesi ad un esercizio successivo. Sebbene le nuove disposizioni proposte consentano maggiore flessibilità, la Corte avverte che ciò va oltre il regolamento finanziario dell’UE e che introduce ulteriore complessità normativa.
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La Corte suggerisce di soppesare l’impatto di questa maggiore flessibilità tenendo conto della potenziale perdita di rendicontabilità e di una minore responsabilità per la gestione dei fondi. La Corte, osservando che la proposta introduce una “riserva per le sfide e per le priorità emergenti”, formula una serie di osservazioni specifiche.
Ad esempio, la Commissione propone di raddoppiare le attuali soglie del FES per i casi straordinari (portandole a 10 milioni di euro per le misure di sostegno e a 20 milioni di euro per le misure speciali per le azioni di risposta rapida), al di sotto delle quali i piani d’azione e le misure possono essere adottati senza atti di esecuzione.
A giudizio della Corte, tali eccezioni potrebbero indebolire le disposizioni di vigilanza. La Corte suggerisce di includere nel testo del regolamento proposto un riferimento al dialogo tra l’UE, gli Stati membri e i paesi partner, nonché di menzionare in modo più esplicito, tra gli obiettivi specifici, la parità tra generi e i cambiamenti climatici.
La Corte prende atto delle disposizioni concernenti il proprio diritto di espletare audit, ma osserva che la Commissione e i legislatori dovrebbero ribadire, negli accordi con paesi terzi e con organizzazione internazionali, il diritto della Corte di accedere a qualunque informazione e documento sia necessario per il proprio lavoro di audit.
> Opinione: i finanziamenti dell’UE per l’aiuto allo sviluppo devono essere incentrati sui risultati
I finanziamenti UE attuati tramite ONG devono essere più trasparenti
Come affermato in una nuova relazione, le modalità con le quali i finanziamenti UE attuati tramite organizzazioni non governative per gli aiuti umanitari e allo sviluppo, per la protezione dell’ambiente, la cultura e per altre finalità devono essere più trasparenti.
La Corte avverte che il sistema attualmente utilizzato per classificare le organizzazioni come ONG non è affidabile e che la Commissione europea non dispone di informazioni sufficientemente dettagliate su come viene speso il denaro.
Una simile mancanza di chiarezza si riscontra anche nei casi in cui i fondi europei sono erogati ad ONG indirettamente, tramite organismi delle Nazioni Unite.
Le ONG aiutano la Commissione europea ad ideare, attuare e monitorare programmi UE in molti settori d’intervento, quali gli aiuti umanitari e l’aiuto allo sviluppo, l’ambiente, la ricerca e l’innovazione.
Si stima che, nel periodo 2014-2017 la Commissione abbia pianificato spese per 11,3 miliardi di euro, affidandone l’esecuzione ad ONG. La Corte ha valutato le modalità con le quali la Commissione europea identifica le ONG, l’utilizzo dei fondi europei da parte delle ONG e se la Commissione abbia reso disponibili queste informazioni in modo trasparente. Particolare attenzione è stata prestata alle azioni esterne.
Ed ha concluso che la Commissione non è sufficientemente trasparente circa l’utilizzo di questi fondi. A parere della Corte, essendo l’assegnazione dello status di ONG nel sistema contabile della Commissione basata su autodichiarazioni, ed essendo i controlli limitati, la classificazione di un’entità come ONG risulta inattendibile.
La selezione dei progetti diretti da ONG è in genere trasparente, ma i diversi servizi della Commissione non gestiscono nel medesimo modo le sovvenzioni concesse da terzi, e le procedure di selezione delle ONG applicate dagli organismi dell’ONU sottoposti ad audit non sono state sempre trasparenti.
La Corte osserva che i dati raccolti sui fondi utilizzati da ONG non sono uniformi, e che la Commissione non dispone di informazioni complete, specie per reti di ONG internazionali e per progetti a gestione indiretta. Per di più, nella gestione indiretta, la mancanza di informazioni disponibili ostacola i controlli sulle spese.
“L’UE è il principale fornitore di aiuti a livello mondiale e le ONG spesso svolgono un ruolo essenziale nell’erogare tali aiuti. Ma i contribuenti dell’UE devono sapere che il loro denaro è versato ad organizzazioni definite in modo appropriato e che la Commissione dovrà risponderne in toto,” ha dichiarato Annemie Turtelboom, il membro della Corte responsabile della relazione.
Le informazioni sui fondi dell’UE utilizzati da ONG vengono pubblicate in numerosi sistemi, ma la quantità di dettagli resi disponibili è limitata, sostiene la Corte, sebbene la Commissione in genere fornisca dati sugli aiuti umanitari e sugli aiuti allo sviluppo rispettando i princìpi di trasparenza internazionali.
Per cinque dei sei progetti controllati, gli organismi delle Nazioni Unite non hanno pubblicato, o hanno pubblicato solo in parte, i contratti aggiudicati ad ONG e la Commissione non ha controllato se tali organismi avessero rispettato tale obbligo.
La Corte raccomanda alla Commissione europea di:
- migliorare l’attendibilità delle informazioni sulle ONG nel proprio sistema contabile;
- verificare l’applicazione di norme e procedure concernenti la concessione di sovvenzioni UE ad ONG da parte di terzi;
- migliorare le informazioni raccolte sui fondi spesi dalle ONG;
- adottare un approccio uniforme alla pubblicazione dei dettagli dei fondi forniti alle ONG;
- verificare che gli organismi delle Nazioni Unite pubblichino dati completi e accurati sui finanziamenti UE concessi ad ONG.
> Relazione: la trasparenza dei finanziamenti UE la cui esecuzione è demandata alle ONG
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