Il Parlamento UE chiede tutele per i lavoratori delle piattaforme digitali
Riders, autisti e tutti coloro che lavorano attraverso piattaforme online dovrebbero accedere alla stessa protezione e remunerazione dei dipendenti della stessa categoria assunti con contratti tradizionali.
Bruxelles apre a contrattazione collettiva per lavoratori autonomi
La risoluzione approvata in plenaria del Parlamento europeo, con 524 voti a favore, 39 contrari e 124 astensioni, chiede un quadro comune a livello UE per garantire protezione sociale, sicurezza e accesso alla contrattazione collettiva per i lavoratori impiegati attraverso piattaforme digitali che prestano servizi quali il trasporto di persone e merci e la consegna di cibo.
Una categoria già al centro dell'attenzione di Bruxelles attraverso due consultazioni lanciate a febbraio e a giugno dalla Commissione europea per raccogliere il punto di vista degli stakeholder sulla necessità di un intervento a livello UE in materia e aprire la strada a una possibile proposta legislativa già entro la fine di quest'anno.
Verso un'azione UE per rider e altri lavoratori delle piattaforme digitali
Tra il 24 febbraio e il 7 aprile 2021 la Commissione UE ha condotto una prima consultazione rivolta alle parti sociali circa la necessità di avviare o meno un'azione UE per migliorare le condizioni di lavoro delle persone impiegate attraverso piattaforme digitali senza intaccare le competenze nazionali degli Stati membri. 14 parti sociali a livello europeo hanno partecipato presentando proposte e suggerimenti, sulla base di un documento di consultazione messo a disposizione dall'Esecutivo UE, confermando la necessità di un intervento comunitario.
Il 15 giugno è quindi partita la seconda fase di consultazione, relativa ai possibili contenuti e agli strumenti di azione con riferimento ai seguenti ambiti:
- facilitare la classificazione dello status occupazionale e l'accesso ai diritti del lavoro e di previdenza sociale;
- migliorare l'informazione, la consultazione e i mezzi di ricorso, in particolare per quanto riguarda l'uso della gestione algoritmica nel lavoro tramite piattaforma digitale
- chiarire quali sono le norme applicabili a tutte le persone che lavorano tramite piattaforme digitali operanti a livello transfrontaliero;
- rafforzare l'applicazione delle norme, la rappresentanza collettiva e il dialogo sociale.
A questa fase seguiranno i negoziati tra le parti sociali al fine di concludere un accordo a norma dell'articolo 155 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) o di affidare alla Commissione la presentazione di una proposta legislativa entro la fine del 2021.
Le richieste del Parlamento UE
In questo quadro si inserisce la risoluzione approvata dagli eurodeputati, secondo i quali i lavoratori delle piattaforme digitali sono spesso erroneamente classificati come lavoratori autonomi, privandoli dell'accesso alla protezione sociale e ad altri diritti del lavoro. Per il PE questi lavoratori dovrebbero essere tutelati dall'incertezza giuridica invertendo l'onere della prova: dovrebbero essere cioè i datori di lavoro a dimostrare che non c'è un rapporto di lavoro, mentre quelli che sono veramente lavoratori autonomi dovrebbero essere autorizzati a rimanere in tale posizione.
L'organizzazione delle attività e l'assegnazione dei compiti, le valutazioni, i prezzi e le altre procedure dovrebbero essere inoltre gestite da algoritmi trasparenti, non discriminatori ed etici, soggetti a supervisione umana e aperti alla contestazione da parte dei lavoratori.
Infine, il PE chiede un quadro europeo per garantire che le persone che lavorano per le piattaforme digitali abbiano lo stesso livello di protezione sociale dei lavoratori tradizionali della stessa categoria, inclusi la tutela della salute e la sicurezza, sia attraverso adeguati dispositivi di protezione personale che mediante un'assicurazione gratuita contro gli infortuni, e diritto ad accedere alla contrattazione collettiva.
Per approfondire: La proposta di direttiva sul salario minimo
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