Come procede l’adozione dei decreti attuativi da parte del Governo Meloni?
Cresce il ricorso ai provvedimenti legislativi “auto-applicativi” che non necessitano, cioè, di decreti attuativi. Al 31 marzo, però, i provvedimenti ancora da adottare sono 555, di cui 151 fuori tempo massimo. Dal Palazzo Chigi sottolineano però come il tasso di adozione sia in aumento raggiungendo il 60,7% ossia il valore più alto dall’inizio dell’attuale Legislatura. Interessante da notare anche il fatto che a ricorrere ai decreti attuativi è più il Parlamento che il governo.
Decreti legge: il governo argina il ricorso ai testi attuativi
Sono questi alcuni dei dati salienti che emergono dalla Decima Relazione sul monitoraggio dei provvedimenti legislativi e attuativi del Governo Meloni, promossa dal Dipartimento per il Programma di governo coordinato dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Un documento di una trentina di pagine che fotografa il livello di adozione dei provvedimenti attuativi (sia quelli previsti da atti varati dal governo in carica, sia quelli provenienti dalla precedente legislatura) a partire dal 22 ottobre 2022 (giorno di entrata in carica del Governo Meloni) e fino al 31 marzo 2025.
In breve, da un lato si iniziano a vedere - a partire da gennaio 2025 - i primi risultati del DPCM del 30 ottobre 2024 che punta ad aumentare il ricorso a provvedimenti legislativi auto-applicativi, anche se il trend viene poi parzialmente frenato dal Parlamento che da solo ha previsto oltre la metà dei provvedimenti attuativi inseriti in disposizioni legislative varate in questo trimestre.
Dall'altro, rispetto all’inizio della legislatura, aumenta il tasso di adozione dei provvedimenti attuativi.
Infine si conferma la bontà dell’approccio che punta a smaltire in maniera prioritaria quei provvedimenti che bloccano la messa a terra di risorse economiche.
Aumenta il ricorso a provvedimenti auto-applicativi
Come già accennato, uno dei dati più interessanti è quello che fotografa i primi effetti del DPCM del 30 ottobre 2024 che ha posto un argine al ricorso a provvedimenti attuativi. Per evitare che le disposizioni restino per troppo tempo lettera morta e che le risorse non arrivino a terra, infatti, il DPCM ha previsto una serie di criteri che le amministrazioni devono seguire quando redigono atti normativi di rango primario, cercando di limitare il più possibile il ricorso a provvedimenti attuativi.
Ebbene, nel primo trimestre 2025 iniziano ad emergere i primi risultati di questo cambio di approccio. Al 31 marzo 2025, infatti, la percentuale dei provvedimenti legislativi “auto-applicativi” (o che rinviano a un solo provvedimento attuativo) è aumentata del 18% rispetto al valore medio registrato dall’insediamento del Governo, salendo dal 63,2% all’81,5%.
Tra gennaio e marzo 2025, infatti, le disposizioni legislative adottate ed entrate in vigore hanno rinviato a 146 nuovi provvedimenti attuativi, di cui però il 53% (pari a 77 provvedimenti) è stato introdotto in sede di esame parlamentare.
Il tasso di adozione dei provvedimenti attuativi al 31 marzo 2025
In miglioramento, rispetto all’inizio della legislatura, riguarda anche il tasso di adozione dei provvedimenti attuativi da parte del governo Meloni, incluso lo smaltimento dello stock di provvedimenti derivanti dalla precedente legislatura (Governi Conte I, Conte II e Draghi).
Al 31 marzo 2025 il tasso di adozione è stato pari al 60,7% che rappresenta, infatti, il valore più alto raggiunto dall'inizio della legislatura.
Allo stato attuale restano ancora da adottare 555 provvedimenti di cui 441 fanno capo ad iniziative target Meloni - di cui 151 sono fuori tempo massimo - mentre i restanti 114 provengono dalla precedente legislatura.
Secondo la Relazione si tratta di numeri che permettono di attribuire al Governo Meloni un primato nella messa a terra dei provvedimenti attuativi. “L’analisi dello stock dei decreti attuativi pendenti al 31 marzo di ogni anno dimostra che il Governo Meloni, se paragonato ai precedenti esecutivi, ha fatto registrare le migliori performance. Difatti la consistenza dello stock al 31 marzo degli ultimi tre anni (495 nel 2023, 517 nel 2024 e 555 nel 2025) si attesta sui valori minimi registrati alla medesima data a partire dal 2015”, si legge nel dossier che a tal proposito riporta anche un grafico sul tema
Le informazioni vanno però lette in combinato disposto con i valori assoluti dello stock dei provvedimenti attuativi da adottare al 31 marzo di ogni anno da cui emerge, ad esempio, l’impatto dei provvedimenti varati in piena emergenza Covid.
Le risorse "liberate" grazie al varo dei decreti attuativi
Al di là dei confronti con le annualità passate, resta il dato importante che il varo dei decreti attuativi permette lo sblocco di risorse che se non restano solo sulla carta.
Tra risorse contenute nei provvedimenti varati dal governo Meloni e quelle provenienti da atti firmati dai governi Conte I e II e Draghi, infatti, al 31 marzo 2025 sono stati resi utilizzabili 283 miliardi di euro.
Un risultato frutto non solo del lavoro di adozione dei provvedimenti attuativi, ma anche dell’adozione del criterio di priorità attribuito a quelle misure capaci di sbloccare - se adottate - risorse uguali o superiori ai 10 milioni di euro “il cui tasso di adozione, pari al 67,6%, risulta di più di 12 punti percentuali superiore a quello registrato per i provvedimenti che non prevedono valori finanziari (pari al 55,1%) e di quasi 12 punti percentuali superiore a quelli che prevedono valori finanziari inferiori a 10 milioni di euro (pari al 55,9%)”, si legge nella relazione.
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