State of the Energy Union Report: boom di rinnovabili, ma necessari più investimenti in efficienza
Lo State of the Energy Union Report e il Climate Action Progress Report, presentati oggi dalla Commissione Europea, mostrano che l’UE sta compiendo rapidi progressi verso i suoi obiettivi climatici ed energetici fissati al 2030, grazie ad un aumento continuo delle rinnovabili nel mix energetico, con effetti positivi anche sugli elevati prezzi energetici e sulla dipendenza dall'importazione di combustibili fossili dell'Unione. Necessari, però, maggiori investimenti in efficienza energetica.
Consiglio TTE: verso il potenziamento dell’Unione dell’Energia
I documenti pubblicati dalla Commissione - lo State of the Energy Union Report 2025 e il Climate Action Progress Report 2025 - evidenziano significativi progressi nella costruzione di un'Unione dell'energia solida e integrata, nonché passi in avanti nella transizione verso un'energia pulita grazie ad una maggiore diffusione di energie rinnovabili.
Al contempo, i due report sottolineano come l’Unione Europea - grazie ad una maggiore diffusione delle rinnovabili - stia anche affrontando il problema dei prezzi elevati e volatili dell'energia e dell'accessibilità economica, come dimostra anche l’Action Plan for Affordable Energy lanciato a marzo 2025.
Le politiche energetiche dell’Unione, oltre ad avere impatti positivi in termini di decarbonizzazione, competitività e indipendenza energetica dell’UE, confermano che l’Europa è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi climatici per il 2030 (ossia la riduzione delle emissioni GHG nette di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 e il raggiungimento di almeno il 42,5% di energia rinnovabile nel mix energetico dell'UE), dal momento che tra il 2023 e il 2024 c’è stata una riduzione delle emissioni GHG del 2,5%.
“Le emissioni nell’UE continuano a diminuire. L'UE sta dimostrando che possiamo perseguire un'ambiziosa azione per il clima, rafforzando al contempo la nostra competitività e la nostra indipendenza”, ha spiegato Wopke Hoekstra, commissario per il clima, le emissioni nette zero e la crescita pulita.
Dati positivi, quelli emersi dai due rapporti, che non devono però far abbassare la guardia ai decisori politici europei, dal momento che il progresso verso i target climatici al 2030, al 2040 e al 2050 dipendono da uno sforzo continuo nel tempo, soprattutto in termini di investimenti.
State of the Energy Union Report 2025: bene rinnovabili, ma necessari più investimenti in efficienza energetica
Come evidenzia il rapporto sullo stato dell'Unione dell'Energia, sebbene l'elevato costo dell'energia rimanga una vulnerabilità strutturale per l'Europa a causa della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili (il cui costo ha sfiorato i 375 miliardi di euro nel 2024), gli sforzi coordinati per l'indipendenza energetica hanno dato frutti notevoli.
Le importazioni di gas russo (tramite gasdotto e GNL) sono calate drasticamente, passando dal 45% nel 2021 al 12% nel 2025 (fino ad agosto), grazie alla diversificazione delle fonti. Analogamente, le importazioni di petrolio russo sono diminuite dal 27% (inizio 2022) al 3% nella prima metà del 2025.
Parallelamente alla riduzione della dipendenza, l'espansione delle energie pulite continua ad accelerare: nel 2024, le fonti rinnovabili hanno raggiunto il 47% del mix elettrico totale dell'UE (con un primato dell’energia solare che è diventata la principale fonte elettrica nell’UE a giugno 2025) e, inoltre, il consumo finale di energia è continuato a diminuire (-3% nel 2024 rispetto al 2022).
Tuttavia, nonostante questi progressi, l'efficienza energetica resta il tallone d'Achille del sistema energetico europeo. Sebbene le misure di efficienza abbiano generato un risparmio stimato di 120 miliardi di euro sulle bollette nel 2023, ci sono ancora passi da gigante da compiere, in particolare per correggere le inefficienze delle reti esistenti (il cosiddetto “redispatch”), che costano già 5,2 miliardi di euro all'anno, con la possibilità di salire a 26 miliardi di euro entro il 2030 se non affrontate.
Per sostenere la transizione e colmare queste lacune, sono necessari investimenti massicci, pari a circa 660 miliardi di euro all'anno tra il 2026 e il 2030, e 695 miliardi di euro all'anno tra il 2031 e il 2040. Ed è qui che si inseriscono l’Action Plan for Affordable Energy e il Clean Industrial Deal, roadmap europee che puntano a trovare le strategie per mobilitare i capitali.
Perché è importante realizzare una vera Unione dell’Energia in tempi brevi
Rispetto all’implementazione di una vera e propria Unione dell’Energia basata sulla produzione di energia pulita di origine nazionale e su una maggiore efficienza energetica, il report sottolinea come essa ridurrà ulteriormente la dipendenza dell'UE dalle importazioni di combustibili fossili, abbasserà strutturalmente i prezzi dell'energia e contribuirà al raggiungimento degli obiettivi climatici europei. Il tema è tanto importante che è tra le priorità del Work Programme della Commissione UE per il 2026.
In tale contesto, il prossimo decennio sarà decisivo tanto per il completamento dell'Unione dell'energia, quanto per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. A tal proposito, è ancora in fase di negoziazione la modifica della Legge europea sul clima, che fissa un obiettivo climatico dell'UE di riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Una volta concordata da entrambi i colegislatori (ieri il Consiglio ha adottato la posizione negoziale), costituirà un punto di riferimento per il quadro politico post-2030.
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Energia UE: progressi e sfide nel raggiungimento dei target climatici
Confermando quanto espresso nello State of the Energy Union Report, anche il Climate Action Progress Report sottolinea che l'UE è complessivamente in linea per raggiungere gli obiettivi climatici del 2030. Per mantenere questi impegni, però, è necessario che le misure a livello UE e quelle previste nei Piani Nazionali Integrati per l’Energia e il Clima (PNIEC) vengano pienamente implementate.
Un elemento chiave di successo è la costante riduzione delle emissioni: nel 2024, le emissioni nette totali di GHG sono diminuite del 2,5% rispetto al 2023. Le emissioni sono quindi ora inferiori del 37,2% rispetto ai livelli del 1990, mentre il trend globale in crescita continua a preoccupare (le emissioni globali GHG hanno raggiunto i 53,2 miliardi di tonnellate equivalenti nel 2024, +1,3% rispetto al 2023).
Il motore principale di questa riduzione in Europa è il sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (EU ETS), che copre l'industria pesante e la produzione di energia. Le emissioni in questi settori, infatti, sono calate del 50% rispetto al 2005, con le emissioni del settore elettrico in calo del 10,7% nel 2024. Questo successo è dovuto all'aumento delle rinnovabili (+8% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili) e del nucleare (+5%), accompagnato da una diminuzione nell'uso di gas (-8%) e carbone (-12%). Il sistema ETS ha inoltre generato più di 245 miliardi di euro di entrate totali, di cui quasi 39 miliardi di euro solo nel 2024, fondi che vengono destinati primariamente all'azione per il clima.
A preoccupare, invece, sono i settori attualmente non coperti dall’ETS, in particolare quello dei trasporti (che dovrebbero essere inclusi nel futuro ETS2), la maggiore fonte settoriale di emissioni in Europa (+0,7% nel 2024). Secondo il rapporto UE, anche il settore dell'uso del suolo, fondamentale per l'assorbimento di carbonio, è fragile. Nonostante un leggero miglioramento, con rimozioni nette aumentate di 15 Mt nel 2023, la tendenza al declino del pozzo di assorbimento è preoccupante e le proiezioni indicano che l'UE nel complesso non è in linea con l'obiettivo 2030.
Climate change: l’importanza della resilienza e dell’adattamento
Infine, il rapporto sui progressi verso i target climatici sottolinea l’urgenza di implementare strategie di adattamento e resilienza al cambiamento climatico: il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato a livello globale. Gli eventi climatici estremi, come tempeste e inondazioni, hanno causato perdite economiche stimate in almeno 18 miliardi di euro in Europa. Cifre che mettono in luce la necessità che la resilienza climatica diventi un principio centrale di tutti gli investimenti, in quanto solo circa un quarto delle perdite economiche è attualmente assicurato nell'UE.
Cosa prevede la legge italiana sulla polizze catastrofali
Per approfondire, leggi lo State of the Energy Union Report 2025 e il Climate Action Progress Report 2025
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