Strategia idrogeno il 26 novembre. Il ruolo del progetto SoutH2 Corridor
La Strategia nazionale per l’idrogeno sarà presentata il 26 novembre. E’ quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin intervenendo all’evento sul progetto SoutH2 Corridor organizzato da Confindustria e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).
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Che nei prossimi anni l’idrogeno verde occuperà un ruolo da protagonista nel contesto della transizione è ormai una convinzione diffusa tra policy maker e leader aziendali europei. In questo scenario, progetti come SoutH2 Corridor assumono quindi una rilevanza particolare, sia perché offrono un’occasione unica per accelerare l’implementazione di tecnologie e infrastrutture necessarie, sia perché smuovono ingenti capitali pubblici e privati per il finanziamento dello sviluppo dell’idrogeno rinnovabile. Nel realizzare tale progetto, tuttavia, è necessario tenere a mente le criticità del contesto nazionale ed europeo - come i costi elevati di produzione - al fine di tutelare la competitività del Sistema-Paese e del tessuto produttivo dell’UE.
E’ quanto è emerso all’evento organizzato da Confindustria e dal MASE - “Le imprese italiane e la sfida del SoutH2 Corridor” - che ha visto la partecipazione delle istituzioni e di molte associazioni di settore del sistema confindustriale, nonché di rappresentanti aziendali.
Cos’è il progetto SoutH2 Corridor e perché è importante
Il SoutH2 Corridor è un progetto transnazionale (inserito dal Governo nel Piano Mattei) per lo sviluppo di un’infrastruttura di trasporto dell’idrogeno che - con un gasdotto di 3.300 km - collegherà il Nord Africa, l’Italia, l’Austria e la Germania. Questa infrastruttura, il cui funzionamento dovrebbe partire intorno al 2030, connetterà i centri di potenziale consumo italiani e centro-europei abilitando l’importazione di idrogeno da fonti rinnovabili prodotto a costi competitivi (rispetto a quelli dell’UE) nell’Africa mediterranea, ricca di energia rinnovabile.
Guidato dai TSO (Transmission Operator System) - gli operatori di trasmissione energetica che hanno il compito di gestire i flussi di energia delle rete nazionale bilanciando domanda e offerta - che hanno presentato progetti di interesse comune alla Commissione Europea, il progetto mira a fornire idrogeno rinnovabile competitivo ai cluster di domanda europei. In questo contesto, SoutH2 Corridor punta ad utilizzare oltre il 65% di infrastrutture riconvertite, integrate se necessario con nuovi segmenti di gasdotti.
Nonostante le note criticità che interessano un mercato non ancora sviluppato e che necessita di notevoli investimenti per diventare realtà come quello dell’idrogeno green, il corridoio SoutH2 gode dell’approvazione politica trilaterale - composta da Italia, Austria e Germania - nonché di un forte sostegno da parte delle aziende coinvolte nella produzione e nel prelievo di idrogeno lungo l’intero corridoio. Il progetto, infatti, svolge un ruolo fondamentale nel consentire il trasporto dell’idrogeno pulito sia importato che prodotto a livello nazionale, con effetti positivi quindi anche in termini di sicurezza dell’approvvigionamento energetico.
Mercato dell’idrogeno green: la strategia nazionale in arrivo e il SoutH2 Corridor
Come sottolineato durante l’evento dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il Corridoio avrà certamente un ruolo di primo piano nella strategia nazionale sull’idrogeno, permettendo all’Italia di “cogliere l'opportunità di importare l'idrogeno a prezzi più competitivi rispetto alla produzione europea, per soddisfare la domanda interna e supportare i Paesi europei, quali l'Austria e la Germania”.
La strategia nazionale, la cui presentazione è prevista per il 26 novembre secondo quanto anticipato dal ministro, è cruciale per la transizione energetica italiana perché è ormai chiaro che l’idrogeno verde consentirebbe l’abbattimento delle emissioni nei settori “hard to abate”. La strategia citata da Pichetto, inoltre, è fondamentale per consentire all’Italia di stare al passo con i target fissati dall’UE nell’ambito del Green Deal e delle politiche di Bruxelles sull’idrogeno (che puntano a 20 milioni di tonnellate di idrogeno al 2030, di cui 10 milioni da importazione e 10 da produzione).
Per quanto riguarda il tema dei fondi destinati allo sviluppo del settore dell’idrogeno pulito, va sottolineato come il progetto SoutH2 Corridor sia per l’Italia anche un’occasione per rispondere alla scarsa attuazione dei bandi PNRR focalizzati sul tema, che hanno faticato a decollare innanzitutto proprio a causa dell’elevato costo di produzione dell’Idrogeno nel Paese rispetto alle alternative a disposizione. “In pratica”, come evidenziato da Aurelio Regina, Delegato del Presidente per l’Energia di Confindustria, “le imprese non hanno trovato conveniente partecipare a questi bandi”.
Una possibile soluzione che potrebbe abilitare questo vettore energetico green è legata all’aspetto infrastrutturale. Intervenendo proprio sul rinnovo e sulla costruzione delle infrastrutture, il progetto SoutH2 Corridor darà un forte impulso alla definizione della rete energetica italiana per il trasporto e alla distribuzione di una delle più importanti fonti energetiche rinnovabili, rendendo l’Italia un importante hub energetico nel contesto europeo. Per assumere questo ruolo, però, ricorda il ministro, “l’Italia deve investire per attuare un cambiamento profondo della politica industriale e delle imprese. Gli stanziamenti sono quindi necessari”. Stanziamenti che, come evidenziato da Alessandro Noce, Direttore Generale Mercati e Infrastrutture Energetiche del MASE, devono provenire sia dai conti pubblici che dalla finanza privata.
In questo scenario, come sottolineato da Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam, l’azienda che è il primo operatore europeo nel trasporto del gas naturale avrebbe un ruolo di primo piano. “Questa rete infatti”, sottolinea Mazzitelli, “può essere facilmente convertita per il trasporto di biometano, idrogeno e di CO2 nei processi di CCS (Carbon Caprture and Storage, ndr)”.
Proprio il tema della riconversione dei gasdotti esistenti citato dall’esperto di Snam è determinante per la realizzazione del progetto SoutH2 Corridor, ma anche per tutelare l’interesse di famiglie e imprese, i soggetti su cui gravano i già citati costi di produzione molto elevati. Il motivo sta nel fatto che intervenire su infrastrutture preesistenti annulla dei costi iniziali inevitabili nel caso di pipeline costruite ex novo.
Tornando ai costi di produzione, che in Italia e in Europa girano su livelli tra i 10 e i 12 euro al kg, mentre in Nord Africa si attestano intorno ai 4 euro al kg, la vera opportunità del progetto SoutH2 Corridor, prosegue Mazzitelli, risiede nel fatto che - puntando soprattutto nella prima fase di sviluppo sull’importazione dell’idrogeno verde da Paesi che producono a basso costo - “è possibile ottimizzare i costi di produzione”.
Infine, per garantire che l’italia sia in grado di reggere l’importante ruolo assegnatole per la realizzazione del Corridoio, secondo Mauro Farronato, Vicepresidente Assotermica - Federazione ANIMA, “servono innanzitutto investimenti che creino le condizioni necessarie per le aziende affinché partecipino attivamente tanto nella fase di trasporto - contribuendo allo sviluppo degli elettrolizzatori - quanto in quella di distribuzione e di usi finali. Solo così, coinvolgendo il tessuto produttivo lungo tutte le fasi della filiera, è possibile che l’industria italiana diventi protagonista nella realizzazione di un’opera così importante, che permetterà la diffusione di nuove tecnologie e competenze”.
Investimenti per lo sviluppo dell’idrogeno: il ruolo di CDP e SACE
I finanziamenti a sostegno delle imprese italiane che, supportate da risorse aggiuntive possono a loro volta scegliere di investire in tecnologie innovative costose assumendosi un rischio di investimento necessario per la realizzazione della transizione - come anticipato - devono provenire tanto dallo Stato quanto dai privati.
Ciò detto, sono tanti gli strumenti finanziari che possono essere attivati per supportare l’implementazione del progetto SoutH2 Corridor. E, in questo contesto, sia SACE che CDP (Cassa Depositi e Prestiti) svolgono un ruolo di primo piano.
SACE opera per lo più attraverso garanzie (ovvero fideiussioni dello Stato), come quelle “green”, che sono attive da luglio 2020, con impegni che hanno raggiunto quota 12 miliardi, e accompagnano le aziende nel loro percorso verso la sostenibilità ambientale. “Il tema dell’idrogeno”, spiega Mario Melillo, Director di SACE, “rientra perfettamente in questo perimetro di intervento di SACE”. Da sottolineare, però, che le garanzie green possono essere applicate solo per interventi in Italia e, quindi, almeno nella prima fase del progetto del Corridoio, che vedrà un’implementazione più all’estero, il gruppo assicurativo-finanziario controllato dal MEF potrà intervenire anche con altri strumenti, come la garanzia Archimede e le garanzie per l’internazionalizzazione.
CDP, dal canto suo, può contribuire ai finanziamenti nella sua duplice veste: da un lato, “in qualità di promotore nazionale degli investimenti infrastrutturali per produrre tecnologie necessarie finanziando le varie operazioni sul mercato nazionale”, commenta Enrico Lucciola, Responsabile Finanza Strutturata e di Progetto - Cooperazione Internazionale allo Sviluppo di CDP; “dall’altro, il gruppo può intervenire come open finance institution italiana (ruolo che riveste dal 2016) portando a termine la sua missione di supporto ai progetti di sviluppo in Paesi fragili, quali sono Algeria e Tunisia sia per motivi macroeconomici che politici”. Secondo Lucciola, nell’ambito del suo secondo ruolo, “CDP può intervenire in particolare sul fronte della generazione di idrogeno verde in Nord Africa, con strumenti come le garanzie per l’internazionalizzazione - che vedono CDP come finanziatore e SACE come garante - o strategie di export-credit”.
CDP, infine, può intervenire per finanziare importanti progetti per lo sviluppo del mercato dell’idrogeno pulito come SoutH2 Corridor anche con un terzo strumento introdotto dal MASE e di cui il gruppo è gestore: il Fondo Italiano per il Clima, “strumento flessibile che prevede tanto finanziamenti corporate quanto operazioni sovrane, e che consente alla Cassa di fare finanziamenti per progetti con obiettivi di mitigazione e adattamento in Paesi in via di sviluppo”.
Il mercato dell’idrogeno pulito e la domanda dei consumatori
C’è poi un tema centrale affrontato nel corso dell’evento organizzato da Confindustria: il ruolo della domanda, strettamente connesso a quello degli elevati costi di produzione del vettore energetico rinnovabile, che a loro volta causano alti prezzi di vendita dell’idrogeno green.
In altre parole, nel realizzare progetti come SoutH2 Corridor che puntano allo sviluppo di un mercato dell’idrogeno rinnovabile solido, va considerata anche la “willingness to pay” dei consumatori, categoria che in Italia è ben rappresentata da Eni. “La disponibilità a pagare dei consumatori (definiti anche off taker, ndr)”, spiega Francesco Giunti, Responsabile Industrial Transformation Integrated Initiatives & Hydrogen di Eni, “coincide con la sostenibilità economica di un salto quantico come quello che l’Europa vuole compiere verso lo sviluppo di un mercato dell’idrogeno pulito”. Considerato che attualmente il costo di produzione per l’idrogeno green è 5-6 volte maggiore del costo per l’idrogeno grigio (prodotto attraverso la gassificazione del carbone), non è un tema banale.
Secondo Giunti, per fronteggiare questa criticità, al momento è importante investire sì sulla produzione nazionale di idrogeno verde, perché aumenta la sicurezza degli approvvigionamenti, ma ancora di più nel sistema di importazione predisposto dal progetto SoutH2 Corridor. E, allo stesso tempo, è necessario continuare a produrre anche altri tipi di idrogeno, come quello blu (prodotto da combustibili fossili come il gas naturale), almeno nei prossimi anni, finché il mercato dell’idrogeno pulito non sarà ben definito e regolamentato.
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