Europa verso una politica per lo sviluppo piu' efficiente

La valutazione sugli effetti degli aiuti ha dimostrato risultati ambigui:
- da un lato, una grande responsabilizzazione da parte dei governi e miglioramenti nell'allineamento dei parametri di crescita,
- dall'altro, scarsa incidenza sulla regressione della povertà, sul consolidamento democratico e sul coinvolgimento dei rappresentanti di organizzazioni della società civile nel dialogo con i governi dei paesi in via di sviluppo.
A tal fine la Commissione ha proposto di inserire nei programmi di aiuti i Paesi che hanno raggiunto "un livello di appropriazione sufficiente nei settori della lotta contro la povertà, della gestione macroeconomica, della gestione delle finanze pubbliche e della governance". Tali Paesi dovranno essere in grado di dirigere, sotto l'assistenza della Commissione europea, il programma di sostegno finanziario.
Nell'adozione di questo "approccio dinamico", ha sottolineato il Comitato di aiuto allo sviluppo (CAS), la Commissione dovrà:
- astenersi dall’utilizzare il sostegno finanziario per accelerare il trasferimento dei fondi nel contesto dell’intensificazione dello sforzo di aiuto o per raggiungere l’obiettivo del 50%;
- esaminare i mezzi per associare le organizzazioni della società civile locale al controllo delle spese e dell’impatto del sostegno finanziario;
- favorire lo sviluppo tanto del settore pubblico quanto del settore privato per creare opportunità di lavoro, offrendo servizi e potenziando la creazione di ricchezza.
Gli eurodeputati hanno infine ricordato il comune impegno da parte degli Stati membri a destinare lo 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL) dell'UE all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) entro il 2015.
Le due relazioni saranno sottoposte al voto plenario il prossimo giugno.
Progetto di relazione sul rafforzamento dell'impatto della politica dell'UE per lo sviluppo
Progetto di relazione sul futuro del sostegno finanziario dell’UE ai paesi in via di sviluppo