Trasformazione Digitale, una sfida finanziaria e di regole
Chi non si digitalizza - o lo fa con troppa lentezza - rispetto ai concorrenti è destinato a scomparire. “Ci sono solo 2 tipi di industrie oggi, quelle che sono state trasformate dalla digitalizzazione e quelle che lo saranno” ha dichiarato Margrethe Vestager, Commissario europeo alla Competizione lo scorso giugno alla Conferenza OECD sulla Digital Economy.
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In Europa non ci sono giganti Internet (i cosiddetti GAFAM: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) e si potrebbe quindi affermare che stiamo subendo una trasformazione digitale, mentre paesi come la Cina riescono in qualche modo ad essere più attivi con Alibaba, WeChat, Baidu, aiutata peraltro dal suo rigoroso dirigismo.
La “passività” europea sarebbe grave perché è scontato che la competitività del sistema economico del vecchio continente dipenda ormai anche dalla velocità di adattamento e di evoluzione dei processi produttivi.
Le aziende americane si sono trasformate in giganti perché sono state le prime ad entrare sui mercati con nuovi servizi (time to market), e la dimensione geografica USA permette quella rapida scalabilità che manca all’Europa a causa del mercato unico in costruzione e di una lingua/valuta comune. Ancora, in questo processo di crescita la scarsa presenza di regole e di imposizione fiscale sono stati altri fattori rilevanti, basti vedere che il principale esportatore al mondo di servizi ICT è l’Irlanda (Cfr. UNCTAD Digital Economy Report 2019), dove è risaputo risiedono le filiali europee delle principali multinazionali del settore.
Il vecchio continente non si può tuttavia definire passivo, sia per le eccellenze tecnologiche presenti nelle università, centri di ricerca e imprese, sia perché l’Unione Europea, ancorché con i tempi insiti nella sua costruzione, ha varato regolamenti a tutela dei cittadini (ad es. GDPR per la privacy) e della concorrenza.
Soprattutto, ha individuato già nella programmazione 2014-2020 la digitalizzazione come obiettivo prioritario da supportare finanziariamente e, anche nel prossimo settennato, ha aumentato l’impegno e la focalizzazione sul tema, prevedendo pure un programma finanziario ad hoc, Digital Europe 2021-2027, con una dotazione finanziaria di oltre 9 miliardi* di euro.
Queste risorse potrebbero apparire scarse se consideriamo che dovranno servire a 27 paesi membri per 7 anni, ancora di più se le raffrontiamo ai profitti del 2018 conseguiti dai 5 giganti di Internet, pari a 139 miliardi di dollari.
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In realtà il Bilancio UE, che ammonta a circa 1.280 miliardi* per il 2021-2027, annovera tra i suoi capitoli anche Horizon Europe, CEF, InvestEU con dotazioni dedicate al digitale. Ancora, la politica di coesione che vale circa un terzo del bilancio dell’Unione, avrà solo 5 obiettivi prioritari nel prossimo periodo e 2 riguardano proprio la connettività digitale, innovazione e digitalizzazione.
La digitalizzazione non è trascurata neanche dalle politiche di sviluppo rurale, con risorse complessive quindi che - tenuto conto pure dei cofinanziamenti nazionali e di quelli aziendali - potrebbero tenere testa allo strapotere finanziario dei GAFAM.
> I fondi europei per la trasformazione digitale
In questo contesto sarà però necessario pianificare con anticipo ed estrema attenzione i progetti di investimento al fine di cogliere sinergie e complementarietà tra i vari strumenti finanziari a disposizione. Questo ancora di più in Italia, dove per la spesa dei fondi strutturali abbiamo cronici problemi di efficienza e di efficacia (vedi il Sud che nonostante decenni di programmazione non riesce comunque a crescere), oltre che di etica.
Gli obiettivi di investimento e le dotazioni finanziarie stabilite dall’Unione Europea hanno una ulteriore valenza, quella di trasmettere a governi ed aziende l’importanza di concentrare i loro piani di sviluppo sulla trasformazione digitale, al fine di non perdere la competizione internazionale.
La sfida appare ancora impari se confrontiamo i fondi a disposizione e la disponibilità di dati di cui ogni giorno i giganti di Internet entrano in possesso, ma fino ad oggi lo è stata soprattutto per la mancanza di regole e di una corretta imposizione fiscale. L’Europa è considerata la prima area al mondo per la tutela dell’ambiente, dei diritti civili/sociali e della salute dei suoi cittadini. Senza regole adeguate e giuste tasse non è possibile una competizione equa e gli sforzi finanziari per combatterla potrebbero essere vani.
Per non subire la trasformazione digitale, per non perdere le sfide competitive internazionali, è pertanto imperativo accelerare il mercato unico e l’integrazione dei paesi membri: “l’Unione fa la forza”, soprattutto se è europea.
*Proposta della Commissione Europea
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