BEI: le aziende UE investono nella transizione green e sono resilienti
Secondo l’ultima indagine annuale sugli investimenti della Banca europea per gli investimenti (BEI), le aziende europee mantengono saldamente la rotta, investendo in transizione verde e digitale e mostrando una certa resilienza in un panorama globale fortemente instabile.
Il piano della BEI per sostenere innovazione e competitività
L’indagine, che ha coinvolto oltre 12mila imprese dell’UE e più di 800 aziende statunitensi intervistate tra aprile e luglio 2025, mostra che più di 9 imprese europee su 10 (92%) investe in misure di riduzione delle emissioni GHG.
Inoltre, nonostante il contesto globale caratterizzato da forti tensioni geopolitiche e commerciali, inclusi i dazi di Trump, secondo l’indagine della BEI gli investimenti delle imprese europee sono resilienti, con l’86% che continua a investire.
"Sebbene l'incertezza pesi sulle aziende, stanno finora superando lo shock. C'è un chiaro impegno a investire nella digitalizzazione e nelle iniziative green, cruciali per mantenere la competitività in un mercato globale in evoluzione. L'attenzione alla transizione green è evidente, con una quota considerevole di investimenti destinata a pratiche sostenibili”, ha affermato Debora Revoltella, capo economista della BEI.
EIB Investment Survey 2025: sfide e opportunità di investimento
Sebbene le aziende dell’Unione mostrino un alto livello di resilienza, l’indagine sugli investimenti 2025 della BEI mostra tuttavia che in Europa permangono difficoltà di investimento.
Ad esempio, l'83% delle aziende dell'UE ha citato l’incertezza e il 79% di esse ha identificato la carenza di manodopera qualificata come uno dei principali ostacoli agli investimenti. Inoltre, i costi energetici rappresentano un ostacolo per il 75% delle imprese europee, a dimostrazione dell'importanza di accelerare la diffusione delle energie rinnovabili come motore della competitività dell'UE.
Guardando al futuro, le aziende dell'UE continuano a dare priorità agli investimenti di sostituzione rispetto all'espansione della capacità produttiva, con il 26% che prevede di espandere le attività nei prossimi tre anni, rispetto al 37% delle aziende statunitensi con intenzioni simili.
La quota di aziende con vincoli finanziari è leggermente diminuita rispetto agli anni passati. Il sostegno politico, sotto forma di sovvenzioni o finanziamenti a condizioni favorevoli, raggiunge circa il 16% delle imprese europee che investono. In particolare, il 61% del sostegno politico nell'UE è mirato a obiettivi strategici specifici (il 41% a sostegno della transizione verde e il 29% all'innovazione).
Un fattore che accomuna le aziende di entrambe le sponde dell'Atlantico è la crescente preoccupazione per i recenti cambiamenti in materia di dazi doganali e tariffe, con il 77% delle aziende statunitensi che li percepisce come un ostacolo importante (contro il 48% nell'UE), tanto che stanno ripensando le proprie strategie commerciali.
A preoccupare maggiormente le imprese europee, invece, è la frammentazione del mercato interno dell’UE, percepita come un ostacolo dal 62% delle aziende. Inoltre le PMI dell’Unione ritengono più problematico il costo della burocrazia (che per le piccole e medie imprese può rappresentare fino all’1,8% del fatturato).
Transizione verde: le aziende UE investono di più delle americane
Per quanto riguarda l’attenzione alle conseguenze della decarbonizzazione e della transizione verso l’energia pulita, le aziende dell'UE sembrano più consapevoli rispetto alle loro controparti americane.
In particolare, le aziende dell'Europa orientale e di alcuni paesi dell'Europa centrale sono particolarmente consapevoli dei rischi associati alla transizione, mentre le aziende dell'Europa settentrionale sono più attente alle opportunità.
Traducendo questa consapevolezza in numeri, la BEI rileva che il 36% delle aziende dell'UE considera la transizione verso standard e normative climatiche più rigorose un rischio nei prossimi cinque anni, rispetto al 27% delle aziende statunitensi. D’altra parte, il 27% delle aziende europee considera la transizione un'opportunità, rispetto al 23% di quelle statunitensi.
Inoltre, dalla survey emerge anche che le aziende dell’Unione sono più proattive nella riduzione delle emissioni di gas serra. Ad oggi, una grande percentuale di esse, il 92%, ha adottato misure per ridurre le emissioni. In tale contesto, le imprese europee sono anche più propense a investire in trasporti sostenibili ed energie rinnovabili e in altre misure ambientali, come la riduzione dei rifiuti, il riciclaggio e i trasporti sostenibili.
Anche relativamente ai rischi fisici associati al cambiamento climatico le aziende sembrano essere più consapevoli, tanto che stanno lentamente iniziando ad agire per l'adattamento climatico. Su entrambe le sponde dell'Atlantico, la quota di aziende che deve affrontare costi derivanti da eventi climatici estremi è elevata: il 68% in Europa e il 64% negli Stati Uniti. La quota di imprese che intervengono per affrontare i rischi fisici è aumentata costantemente ed è relativamente simile (55% negli Stati Uniti contro il 53% nell'Unione Europea). Tuttavia, è più probabile che le aziende statunitensi abbiano implementato strategie o investimenti di adattamento.
Il divario digitale tra Stati Uniti e UE si riduce
Un’altra importante evidenza dell’indagine riguarda l’adozione di tecnologie digitali avanzate, che sta interessando sempre più aziende europee, al punto che il loro tasso di adozione ora eguaglia quello delle aziende statunitensi (77% contro il 78% delle imprese USA). Questa tendenza è particolarmente marcata nelle grandi aziende e nel settore manifatturiero.
Stesso discorso per le tecnologie di intelligenza artificiale generativa, il cui tasso di adozione è pressoché uguale su entrambe le sponde dell'Atlantico: il 37% nell'UE contro il 36% negli Stati Uniti. Tuttavia, le aziende statunitensi che utilizzano big data o tecnologie di intelligenza artificiale tendono ad applicarle in più aree di business rispetto alle loro controparti europee. Secondo la BEI, dunque, le imprese europee devono quindi ancora sfruttare appieno i vantaggi offerti dall'intelligenza artificiale.
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