Startup – solo 6 su 10 hanno un sito
Pochi siti che, in 2 casi su 3, non funzionano. È la fotografia scattata nel Report Startup SEO 2016 elaborato da Instilla.
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Può sembrare un paradosso, ma sul totale delle 5143 neoimprese iscritte nel registro al 31 dicembre 2015, solo 2998 (il 58,2%) hanno indicato di avere un sito web. E di queste, solo 2167 (il 42,1% del totale) risultano funzionanti a marzo 2016.
A fornire questi numeri, il Report Startup SEO 2016 realizzato dagli analisti di Instilla – startup milanese che si occupa di ottimizzazione dei processi di vendita e amministrativi, consulenza SEO corporate e delivery di servizi di visibilità online e marketing digitale - con il supporto del venture accelerator Nuvolab con l'intento di mappare la qualità della presenza online delle startup innovative.
Siti non funzionanti
Le analisi, realizzate nel mese di marzo 2016, si basano su un campione rappresentativo, composto dalle startup innovative iscritte nell'apposita sezione del Registro delle imprese, aggiornato a dicembre 2015: l’indirizzo web del sito di ogni startup è preso dallo stesso registro, in quanto alle neoimprese innovative è richiesto di indicare il proprio sito web al momento della registrazione in Camera di Commercio.
“Il maggior problema che ci siamo trovati ad affrontare”, si legge nel rapporto, “è relativo all’altissimo tasso di siti web indicati dalle startup che risultano 'non funzionanti'. Prima di valutare la qualità dei siti web, abbiamo dovuto controllare che gli stessi fossero effettivamente online”.
Degli 831 siti web non funzionanti:
- il 55,9% è in costruzione;
- il 41,6% non è accessibile (ad esempio, per un errore interno o un timeout del server);
- il 2,5% ha un dominio scaduto o in vendita.
Inoltre, analizzando il rapporto tra i siti web dichiarati e quelli effettivamente funzionanti con uno spaccato rispetto alla data di inizio attività dichiarata emerge come la percentuale di siti non funzionanti cresca al crescere dell’anno di inizio attività: dal 14,3% del 2009 al 30,7% del 2015.
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Siti non ottimizzati per il mobile
Il Report Startup SEO 2016 prende inoltre in considerazione i parametri di valutazione indicati da Google come standard del web moderno, e ottenibili tramite tool di analisi pubblicamente accessibili: il Mobile Friendly Test, che indica se un sito web è ottimizzato per la visualizzazione da smartphone e tablet, e il Mobile Page Speed, che indica la velocità di caricamento delle pagine del sito web da smartphone e tablet.
Entrambi gli indici impattano sull’indicizzazione nei motori di ricerca sia direttamente che indirettamente, andando ad accrescere il cosiddetto “bounce rate”, vale a dire il tasso di visitatori che accedono al sito ed escono entro pochi secondi.
Il 68,1% dei siti web funzionanti (ovvero il 49,2% del totale dei siti web dichiarati) supera il Google Mobile Friendly Test, ed è quindi responsive ottimizzato per la visualizzazione da dispositivi mobili.
Emerge un trend positivo dei siti web responsive sul totale dei funzionanti, che passano dal 16,7% nel 2009 al 67,5% nel 2015. Realisticamente, le startup che hanno avviato l’attività più tardi dovrebbero aver realizzato il proprio sito web più recentemente, quando l'attenzione a tematiche come la responsiveness era maggiormente diffusa.
Passa invece il Mobile Page Speed Test solo il 31,2% dei siti funzionanti (un indice di Mobile Page Speed di 60/100 è considerato da Google come sufficiente per una buona esperienza utente, mentre il livello ottimale sarebbe uguale o superiore a 70/100).
Distribuzione territoriale
Le percentuali legate alle startup del Nord Italia risultano leggermente più alte della media italiana, con un totale del 9,6% di siti web responsive e con Page Speed sufficiente rispetto alle startup iscritte, il 16,1% dei siti web dichiarati.
Più bassi della media i dati relativi al Centro Italia, con un totale del 7,8% di siti web responsive e con Page Speed sufficiente sulle startup iscritte, il 15,4% dei siti web dichiarati.
Peculiare la situazione del Sud e delle Isole: la percentuale di siti web responsive e con Page Speed sufficiente su startup iscritte è del 8,4% che, dato l’alto tasso di siti web dichiarati per startup (62,2%), corrisponde alla più bassa percentuale di siti web ottimali sui dichiarati, il 13,4%.
Il report analizza quindi le Regioni singolarmente, stilando una classifica del grado di digitalizzazione (la percentuale di siti web responsive e con Page Speed sufficiente trovati sulle startup totali): la più virtuosa è il Trentino Alto-Adige, seguita da Umbria e Liguria, mentre in fondo alla classifica si trovano Friuli-Venezia Giulia, Basilicata e Marche.
Abirascid: rivedere le politiche di definizione delle startup
“Avere una presenza online efficace e pensata a supporto del business è obbligatorio, lo è per le startup che si occupano di digitale ma anche per quelle che operano in altri settori”, si legge nell'introduzione al rapporto, a cura del giornalista Emil Abirascid, ideatore e autore di Startupbusiness.
“Un’azienda, soprattutto se ritenuta innovativa, non può non avere un sito web che non è funzionante perché ciò indica una mentalità inefficiente, poca attenzione verso il proprio business, inconsistenza del progetto [..] Presentarsi con un sito che non funziona significa non avere né il desiderio né il bisogno di sviluppare il proprio business e significa essere quindi anonimi e insignificanti per il mercato: quello degli investitori da un lato e quello dei consumatori dall’altro. È quindi urgente rivedere sia le politiche di definizione delle startup innovative e puntare su modelli che premino i migliori, compresi quelli che dedicano energie e risorse a sviluppare strategie sul web che siano efficaci e costruttive per lo sviluppo del business e la creazione di valore”.
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