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Fondi europei: il ruolo dei commercialisti nella prevenzione del conflitto di interesse

 

Commercialisti - Photo credit: Vlada Karpovich - Pexels Un documento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) rileva come la prevenzione del conflitto di interessi nella programmazione dei fondi europei 2021-2027 e nell'attuazione del PNRR non si possa ridurre a mero adempimento formale, ma richieda un approccio integrato dei presidi di legalità in cui la Categoria riveste un ruolo essenziale.

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“La nuova programmazione europea 2021-2027 e l’attuazione del PNRR impongono un approccio integrato dei presidi di legalità, idoneo ad assicurare che le risorse siano gestite in modo tracciabile e conforme ai principi di correttezza e trasparenza e che eventuali fenomeni di maladministration siano preventivamente intercettati, ovvero rilevati e puniti” è la premessa che Gabriella Viggiano, Consigliera con delega all’Anticorruzione, pone nell'introduzione del documento “Conflitto di interessi e integrità pubblica: il ruolo strategico dei Commercialisti nella gestione dei fondi europei” a cura del CNDCEC. Un'analisi di come il tema del conflitto di interessi abbia assunto un rilievo ancora maggiore nel ciclo 2021-27 per la combinazione di fondi della Politica di Coesione (FESR, FSE+, JTF) e PNRR, e di quanto i commercialisti siano chiamati ad un ruolo di presidio etico e di legalità.

La prevenzione del conflitto di interesse nella programmazione dei fondi europei 2021-27

Per garantire che le operazioni finanziate non siano compromesse da interessi personali o politici, le norme europee relative ai fondi della Politica di coesione e al Recovery and Resilience Facility (RRF) prevedono un “approccio preventivo e strutturato, fondato sulla responsabilità diffusa e sulla tracciabilità di ogni decisione che comporti un impiego di fondi pubblici” per evitare che “interessi privati, economici o personali possano interferire con la finalità pubblica delle Politiche di coesione o con le missioni del PNRR, compromettendo la fiducia dei cittadini e dell’Unione nel corretto utilizzo delle risorse comuni”.

Si tratta, secondo il documento, di un “salto di qualità nella gestione dei fondi pubblici”, perché la prevenzione del conflitto di interessi diventa una componente strutturale del sistema di controllo e di garanzia della legalità, attraverso una responsabilità diffusa, che coinvolge l'intera filiera, fino ai beneficiari finali.

In questo contesto i Sistemi di Gestione e Controllo (Si.Ge.Co), perno attorno a cui ruota l’intero sistema di governance finanziaria dei Programmi, “non si limitano a rappresentare un adempimento tecnico o formale, ma incarnano un modello organizzativo volto a garantire l’integrità, la tracciabilità e la responsabilità amministrativa in ogni fase della spesa pubblica”. Una corretta strutturazione di un Si.Ge.Co. consente infatti di evitare sovrapposizioni di ruoli e di scongiurare situazioni di concentrazione di potere decisionale o di commistione di interessi, e la disponibilità di un sistema informativo completo, aggiornato e interoperabile con le principali banche dati istituzionali permette il corretto monitoraggio dei flussi finanziari, la verifica della legittimità delle operazioni e la tempestiva individuazione di eventuali anomalie. I Sistemi di Gestione e Controllo rappresentano, quindi, non soltanto uno strumento tecnico- amministrativo, ma un vero e proprio presidio di etica pubblica.

Discorso analogo vale per gli strumenti informatici messi a disposizione della Commissione e degli Stati, come:

  • ARACHNE, per il profiling del rischio, con oltre 100 indicatori in aree come appalti, concentrazione, rischio frode e reputazione;
  • PIAF_IT, la piattaforma nazionale antifrode, integrata con banche dati italiane ed europee, utilizzata per prevenire e identificare rischi finanziari e conflitti di interesse.

Si tratta, secondo il documento, di veri e propri “presidi di legalità”, la cui piena integrazione nei processi di controllo rappresenta una “garanzia per la correttezza amministrativa e per la tutela degli interessi finanziari dell’Unione e dello Stato, contribuendo a costruire un modello di governance pubblica moderno, affidabile e orientato alla prevenzione”.

Infine, elemento imprescindible è l’elaborazione di strategie di audit strutturate, coerenti e integrate con i principi della sana gestione finanziaria, tra cui il documento segnala, in particolare, l'importanza dello strumento dell’audit tematico specificamente dedicato alla prevenzione e rilevazione dei conflitti di interesse, “uno degli strumenti più efficaci per valutare il grado di maturità amministrativa e gestionale delle strutture pubbliche e dei beneficiari coinvolti nell’attuazione dei Programmi cofinanziati”.

Il ruolo dei commercialisti e degli ordini professionali

Dentro questo contesto, il documento inquadra la figura del commercialista come il soggetto che, per conoscenze e competenze, è il più idoneo a offrire supporto tecnico-specialistico alle Autorità di gestione e e ai beneficiari dei fondi europei, e, allo stesso tempo, può svolgere un ruolo proattivo attraverso best practices e iniziative degli Ordini professionali (CNDCEC e gli ODCEC locali).

Da una parte, infatti, i commercialisti possono coprire l’intero ciclo di prevenzione del conflitto di interessi, dalla fase di pianificazione alla fase di esecuzione e controllo, fino alla valutazione ex post, integrando le disposizioni normative nei processi di controllo, applicando strumenti standard per la valutazione del rischio e supportando le Autorità nella lettura trasversale dei fattori di rischio e nell’estrazione di campioni per audit. A questo proposito, il documento indica anche alcune “buone pratiche” per svolgere efficacemente il ruolo nella prevenzione, come: dichiarazioni preventive al momento dell’assegnazione dell’incarico; mapping dei rischi; separazione delle funzioni; rotazione degli incarichi; audit e verifiche indipendenti; predisposizione di controlli, interni o esterni, con documentazione di tutte le decisioni relative al conflitto di interessi.

Dall'altra, gli Ordini professionali possono svolgere un ruolo proattivo nella promozione dell’etica professionale, ad esempio attraverso la redazione di codici etici e/o l'aggiornamento di codici deontologici con sezioni specifiche sui conflitti di interesse, ma anche mettendo a disposizione dei toolkit operativi, come le check-list per la gestione del rischio, e attività di formazione continua su anticorruzione, integrità e trasparenza amministrativa, oltre a collaborare con ANAC, enti locali e autorità centrali per la definizione di prassi condivise.

Leggi il documento “Conflitto di interessi e integrità pubblica: il ruolo strategico dei Commercialisti nella gestione dei fondi europei”

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