Sesta revisione PNRR: il taglio ai fondi per le CER è ufficiale
Con l’approvazione definitiva della sesta revisione del PNRR, il ridimensionamento dell’Investimento 1.2 della M2C2 dedicato alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) che ha fatto tanto discutere è ormai ufficiale. Budget ridotto da 2,2 miliardi a 795,5 milioni di euro.
Approvazione definitiva della sesta revisione PNRR
La sesta (e ultima) revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, ha ricevuto l’ok definitivo da parte del Consiglio, ultimo passaggio necessario per confermare tutte le proposte contenute nel documento che lo scorso 4 novembre aveva già passato il vaglio della Commissione UE.
Tra le 52 misure che sono state modificate nell’ambito della revisione “per attuare alternative migliori al fine di raggiungere la loro ambizione originale”, una ha dato vita ad un ampio dibattito: la riduzione dei fondi PNRR destinati all’Investimento 1.2 M2C2 “Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l'auto-consumo”.
Gli operatori del settore, infatti, hanno da subito manifestato una forte preoccupazione per il ridimensionamento della misura, che in effetti non è di poco conto: da 2,2 miliardi, infatti, si passa ad un budget di 795,5 milioni di euro, ovvero un taglio del 64% dei fondi PNRR inizialmente stanziati.
La polemica che ne è derivata ha coinvolto un ampio numero di stakeholder, tanto che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) si è trovato costretto ad intervenire con un comunicato per dare spiegazioni della decisione del governo.
Fondi PNRR: le polemiche per i tagli all’Investimento 1.2
Gli operatori e le associazioni del settore hanno da subito dimostrato la loro inquietudine per la drastica riduzione del budget dell’investimento PNRR per le CER.
A preoccuparli sono soprattutto le incertezze e la confusione che incombono sui progetti in corso e sugli investimenti avviati a ridosso della scadenza del bando (30 novembre 2025), che a loro avviso potrebbero rimanere ora senza copertura. Avanzati timori anche per il rischio che - se bloccati i progetti CER - si possano verificare ripercussioni negative sull’intera catena del valore coinvolta, con danni in particolare in termini di occupazione.
A intervenire nella polemica, però, non sono stati solo gli stakeholder di settore, ma anche il mondo della politica, con alcuni deputati del PD (in particolare il vicepresidente in commissione Attività produttive Vinicio Peluffo e il capogruppo Dem Alberto Pandolfo), che durante un’interrogazione parlamentare dei giorni scorsi hanno commentato la riduzione dei fondi per le CER come “una scelta incomprensibile”, in totale contrasto con gli impegni europei e la visione di una transizione giusta e partecipata. “Stiamo parlando di un atto grave che rischia di vanificare le progettualità già avviate da centinaia di Comuni, enti del Terzo Settore e cooperative che, confidando nella dotazione originaria, si sono impegnati per contrastare la povertà energetica e favorire l’autoconsumo diffuso. È essenziale che il governo fornisca una risposta chiara e un piano di rifinanziamento strutturale che permetta alle CER di diventare il pilastro della decentralizzazione energetica del Paese, evitando che le scelte attuative si traducano in una clamorosa occasione persa a danno dei territori”, hanno aggiunto i deputati.
Ad unire politica e associazioni di settore, in sostanza, è una richiesta comune: non permettere che la rimodulazione delle risorse si configuri come un rischio di discontinuità per operatori e configurazioni che hanno già pianificato le proprie strategie sulla base del budget iniziale.
MASE: nuovo budget per le CER allineato a “esigenze reali”
Il MASE ha risposto con una nota spiegando che il taglio ai fondi non rappresenta una minaccia per il raggiungimento del target dell’investimento, ma in un “riallineamento necessario responsabile alle esigenze reali e alle stringenti scadenze del PNRR, che ha consentito di riassegnare risorse in eccesso ad altri interventi oggi più bisognosi, evitando il rischio di “reversal” e tagli finanziari a chiusura del Piano”.
“L’importo iniziale di 2,2 miliardi”, si legge nel comunicato ministeriale, “era stato definito nel 2021 sulla base di simulazioni che ipotizzavano un sostegno interamente erogato sotto forma di prestiti a tasso zero fino al 100% dei costi ammissibili, una modalità poco conciliabile con la reale dinamica attuative e con le effettive esigenze finanziarie delle potenziali iniziative progettuali CER”. Con la modifica PNRR del 2023, puntualizza il MASE, è stato possibile trasformare la tipologia di sostegno da prestiti a contributi a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, al fine di garantire il rispetto delle norme UE sugli aiuti di Stato. “A parità di obiettivi sulle CER, il fabbisogno reale di risorse PNRR risultava quindi molto inferiore”.
Secondo il ministero guidato da Pichetto Fratin, le domande presentate finora, che saranno sottoposte a istruttoria tecnica, “sono coerenti con il nuovo budget, tenendo conto anche della fisiologica riduzione (10-15%) tra progetti presentati e progetti effettivamente ammessi a finanziamento”.
Per fornire un’ulteriore rassicurazione al settore, il MASE ha annunciato la costituzione di una “facility” presso il GSE, al fine di rafforzare la misura. E il ministero, da parte sua, cercherà di individuare ulteriori risorse per le CER “sia attraverso l’eventuale rifinanziamento della misura, sia tramite il ricorso ad altri piani di investimento nazionali o europei”, laddove dovesse manifestarsi in futuro la necessità di un maggiore fabbisogno.
“Eventuali progetti che dovessero risultare ammissibili ma non immediatamente finanziabili nell’ambito dell’attuale dotazione potranno essere oggetto di prioritario monitoraggio, in modo da intercettare nuove risorse non appena disponibili”, ha concluso il ministero.
GSE: raggiunto il target PNRR, ma le richieste superano già il nuovo budget
Nella nota, il MASE non ha mancato di ricordare anche che, come comunicato il 20 novembre scorso dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), l’obiettivo originario PNRR di nuova capacità di generazione elettrica da FER pari ad almeno 1730 MW è stato superato con oltre 1759 MW, considerando il volume cumulato delle istanze progettuali presentate. “Un obiettivo raggiunto anche grazie alla recente modifica normativa che ha ampliato la platea dei beneficiari ai Comuni fino a 50mila abitanti” (ricordiamo che prima la soglia era di 5mila abitanti).
Tuttavia, nello stesso comunicato il Gestore ha però evidenziato anche un altro dato: le risorse richieste al 23 novembre 2025 ammontano a 864,6 milioni di euro. Un valore che - hanno lamentato gli operatori del settore sottolineando il paradosso - è maggiore della nuova dotazione messa a disposizione dell’Investimento 1.2.
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