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In vigore la legge italiana che recepisce la direttiva UE “Stop the clock”

Foto di Oleksandr Pidvalnyi da PixabayFra le novità della Legge di conversione (L. 118/2025) del DL 95/2025 approdata in Gazzetta Ufficiale, anche il recepimento della direttiva “Stop the Clock”. Cambia così il calendario degli obblighi di rendicontazione della sostenibilità per le imprese previsti dalla direttiva CSRD, che vengono posticipati di due anni. 

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A recepire nell’ordinamento italiano la direttiva (UE) 2025/794 - nota come “direttiva Stop the clock” - è la legge 8 agosto 2025 n. 118 di conversione del decreto legge (95/2025), pubblicata sulla GURI n. 184 del 9 agosto ed entrata in vigore il giorno dopo. 

In vigore dallo scorso 17 aprile, la direttiva Stop the clock ha stabilito il rinvio dei termini entro cui applicare alcuni obblighi di rendicontazione ESG (Environmental, Social, Governance) e di dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. 

La norma europea rientra nell’ambito del Pacchetto Omnibus con cui la Commissione, in linea con quanto stabilito dalla Bussola europea per la competitività, punta a snellire alcune delle principali normative europee in materia di sostenibilità per creare un ambiente più favorevole per le imprese dell’Unione, in particolare per le PMI. 

Con questa semplificazione prevista dal Pacchetto Omnibus, gli oneri amministrativi a carico delle aziende dovrebbero ridursi del 25% (del 35% nel caso delle PMI), entro la fine di questo mandato della Commissione (quindi entro il 2029). I risparmi totali nei costi amministrativi annuali, secondo l’Esecutivo UE, ammonterebbero a ben 6,3 miliardi di euro circa.

Cosa prevede la direttiva Stop the clock

La direttiva Stop the clock, parte del pacchetto Omnibus I, rinvia le date di applicazione di alcuni obblighi relativi alla rendicontazione di sostenibilità, oltre che al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità.

Più in dettaglio, la direttiva prevede il rinvio:

  • di due anni dell’entrata in applicazione degli obblighi previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) per le grandi aziende (con più di 250 dipendenti) che non hanno ancora intrapreso la rendicontazione e per le PMI quotate;
  • di un anno del termine di recepimento e la prima fase di applicazione (che interessa le imprese europee di maggiori dimensioni con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 1,5 miliardi, nonché le aziende extra-UE con un fatturato superiore nell’Unione a tale soglia) della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD).

La legge 118/2025 che recepisce la direttiva Stop the clock in Italia

Con l’entrata in vigore della direttiva Stop the clock ad aprile 2025, agli Stati membri è stato concesso come termine per recepire la norma nel proprio ordinamento nazionale il 31 dicembre 2025.

Per rispettare tale obbligo, l’Italia ha deciso di procedere al recepimento tramite la legge di conversione del DL 95/2025, che interviene sul calendario sugli obblighi relativi ai bilanci di sostenibilità, modificando il decreto legislativo 125/2024 (con cui Roma aveva recepito la direttiva CSRD). 

In particolare, è l’articolo 10, comma 1-bis del DL 95/2025 a recepire la nuova disciplina UE sulla sostenibilità, in riferimento agli obblighi previsti dalla CSRD (Direttiva 2022/2464/UE), mentre per ora il legislatore italiano non è ancora intervenuto in merito a quelli della CSDDD

Alla luce di queste modifiche, a partire dai bilanci relativi al 2024, l’obbligo di redigere i report ESG continuerà a valere per le grandi imprese di interesse pubblico che, alla chiusura dell’esercizio, presentano più di 500 dipendenti. Lo stesso obbligo si applica anche alle società madri (di interesse pubblico), che guidano gruppi di grandi dimensioni e che superano lo stesso limite di dipendenti. Per tali imprese che hanno già iniziato a rendicontare per l’esercizio finanziario 2024, la Commissione sta anche procedendo con l’adozione di modifiche rapide (“quick fix”) alla prima serie di standard di rendicontazione della sostenibilità (ESRS), con l’obiettivo di ridurre gli oneri per le imprese che hanno già iniziato a rendicontare per l’esercizio finanziario 2024.

Invece, per le altre grandi imprese e per le società madri che non sono enti di interesse pubblico, l’obbligo scatterà non dal 2025 - come previsto inizialmente - ma per gli esercizi finanziari avviati dal 2027. Mentre le PMI quotate (ad eccezione delle microimprese) dovranno redigere il bilancio di sostenibilità a partire dal 1° gennaio 2028, anziché dal 2026. 

Per approfondire: Reporting ESG: Bruxelles alleggerisce gli oneri sulle imprese già soggette agli standard ESRS

Consulta il testo del DL 95/2025 coordinato con la Legge  di conversione 118 del 8 agosto 2025 - GURI 184 del 9 agosto 2025