Incentivi per la meccanizzazione in agricoltura: attesa per la manovra 2026
Il mondo agricolo guarda alla manovra, attesa questa settimana in Aula al Senato, in cerca di risposte sul fronte del sostegno agli investimenti. Finita la stagione di Transizione 4.0 e 5.0, tra gli obiettivi ci sono la proroga del tax credit ZES unica agricoltura e il potenziamento del credito d’imposta agricoltura 4.0.
Gli incentivi per le imprese nella Manovra 2026
Come noto la legge di Bilancio 2026 prevede, quale principale agevolazione a sostegno degli investimenti delle imprese il cosiddetto iper ammortamento, cioé un incentivo fiscale mediante maggiorazione del costo di acquisizione dei beni con riferimento alla determinazione delle quote di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria, mentre solo agli investimenti nella Zona economica speciale Mezzogiorno si applica il credito d'imposta ZES Unica, rifinanziato con 2,3 miliardi per il 2026, un miliardo nel 2027 e 750 milioni nel 2028.
Dal momento che le imprese agricole generalmente non determinano il reddito su base di bilancio, ma su base catastale o con criteri forfettari, il settore primario resterà in gran parte escluso dal nuovo beneficio in forma di deduzione maggiorata del costo. La manovra non prevede neanche il rifinanziamento del Fondo Innovazione Agricoltura gestito da ISMEA, che ha tra l'altro il limite di operare con un meccanismo a sportello che non consente alle imprese di pianificare gli investimenti. E gli incentivi per l'innovazione e la meccanizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Investimento 2.3 della M2C1-8), che avrebbero dovuto favorire la sostituzione di macchinari obsoleti con mezzi meno inquinanti, a giudicare dalla documentazione che accompagna la sesta revisione del PNRR sembrano rientrare tra le nove misure parzialmente definanziate perché non del tutto realizzabili a causa della mancanza o del cambiamento della domanda. Una scelta che non sorprende, dati i limiti dell'impianto originariamente negoziato con Bruxelles, che ha ammesso agli incentivi PNRR solo veicoli a zero emissioni elettrici o a biometano.
Così, diventa decisiva per il settore agricolo la partita degli emendamenti al disegno di legge di bilancio 2026, che questa settimana arriva in Aula al Senato. Tra le proposte di modifica potrebbero rientrare infatti anche interventi a favore degli investimenti in agricoltura.
Gli emendamenti alla manovra sugli incentivi agli investimenti in agricoltura
A farsi portavoce dell'attesa per un maggior sostegno degli investimenti in meccanizzazione e innovazione in legge di bilancio è in questi giorni Federacma, la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio, che attraverso il suo presidente Andrea Borio ha lanciato un appello ad approvare “due emendamenti fondamentali per il comparto”.
Il primo è l'emendamento a firma del presidente della IX Commissione del Senato “Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare”, Luca De Carlo, che, intervenendo sull'articolo 26 del ddl di bilancio, prevede l'eliminazione del divieto di compensazione con i contributi previdenziali che impedirebbe la fruizione dei crediti d’imposta da parte delle imprese agricole con regimi fiscali semplificati. “Un correttivo indispensabile”, secondo Borio, per non rendere il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali "uno strumento inaccessibile per la maggior parte delle aziende agricole italiane".
Dall'altra parte, alla senatrice Maria Nocco si deve l'emendamento che proroga fino al 2028, con una dotazione di 50 milioni di euro annui, il credito d’imposta per la ZES agricola. Una misura che “ha già dimostrato la sua efficacia nel sostenere gli investimenti nelle regioni del Sud”, ha dichiarato Borio, e la cui proroga è stata richiesta in audizione sulla legge di bilancio dalle principali associazioni del mondo agricolo, come Coldiretti, secondo cui “si tratta di uno strumento strategico per la crescita del Mezzogiorno, in grado di rafforzare la competitività dei territorie il ruolo dell’agricoltura come motore di sviluppo economico e occupazionale”.
Diffusa è anche la richiesta di un incentivo dedicato al settore agricolo che sia automatico, semplice, immediato e disponibile per tutto il territoriale nazionale. La via intrapresa, cioé, con l’articolo 96 del ddl di bilancio, che introduce un nuovo credito d’imposta Agricoltura 4.0 dedicato alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell'acquacoltura che effettuano investimenti in beni materiali e immateriali strumentali nuovi compresi, rispettivamente, negli elenchi di cui agli allegati A e B annessi alla legge n. 232-2016, a decorrere dal 1° gennaio 2026 e fino al 31 dicembre 2026, o fino al 30 giugno 2027, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2026 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. Il credito d'imposta è previsto dalla manovra nella misura del 40% per gli investimenti fino a 1 milione di euro nel limite di spesa. Il problema è che la misura è finanziata, per il solo 2026, con appena 2,1 milioni di euro. La richiesta è quindi di dotare il tax credit agricoltura e pesca di risorse adeguate - almeno 250-300 milioni di euro, in continuità con i fondi stanziati in passato, secondo Federacma - e assicurare alla misura un orizzonte pluriennale per dare stabilità agli investimenti, auspicabilmente di 5-7 anni.
Anche su questa richiesta convergono le principali associazioni agricole. In audizione al Senato sul ddl di bilancio, a inizio novembre, Coldiretti ha chiesto di rafforzare le risorse destinate al credito d’imposta 4.0 per il 2026, attualmente "insufficienti a sostenere un numero adeguato di investimenti". E nei giorni scorsi il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha dichiarato: “Con il ministro Lollobrigida siamo a lavoro sul Coltiva Italia per implementare i fondi di innovazione, anche con risorse adeguate con cui finanziare Agricoltura 4.0”.
Infine, c'è da risolvere l'impasse creata dalla chiusura anticipata del Piano Transizione 5.0 per esaurimento risorse. Da una parte, non c'è ancora chiarezza completa sulle coperture per le imprese che hanno presentato domanda entro il 27 novembre, ma che non rientreranno nelle disponibilità del PNRR (dopo il taglio del budget ad opera della sesta revisione del Recovery Plan), nonostante il varo del DL 175/2025 che, tra le altre cose, stanzia 250 milioni di euro in più. Dall'altra, c'è preoccupazione per il termine del 31 dicembre per la consegna dei beni acquistati con il credito d’imposta 5.0, che Federacma chiede di prorogare di almeno due mesi. “È una misura di buon senso, a costo zero, che darebbe certezza a chi ha firmato contratti e versato acconti, ma si trova impossibilitato a ricevere i mezzi nei tempi previsti, a causa dei ritardi nelle consegne e del caos generatosi attorno alla misura”, ha commentato Borio.
Per approfondire: Transizione 5.0 e 4.0, i numeri dopo il 27 novembre
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